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I Ricordi di Rino (Rosario Ognissanti, 15 febbraio 2010)

Non ho mai preso completamente sul serio quello che tutti avrebbero voluto fosse serio. Il servizio militare, in primis. Difendere la patria in armi mi è sempre sembrata una stronzata, almeno altrettanto grande quanto quella di chi la mia patria avesse voluto attaccare. Poi LA PATRIA, niente di più volgare dell'atteggiamento di chi usa queste parole per fare i propri interessi e solo per i propri interessi spinge gli altri ad impegnarsi. Ho preso molto più sul serio l'amicizia di qualcuno, o un campionato sportivo a cui ho partecipato con i miei ragazzi.
Perché questa premessa? Perché mi piacerebbe scrivere qualche ricordo, anche se non ho la vena poetica di Osvaldo di quegli splendidi mesi passati 'a fare il soldato'.
Splendidi, ovviamente, per l'età: ventiquattro anni, pensieri pochi, il lavoro già in tasca -quando sono arrivato a Bracciano ero già incaricato a tempo indeterminato nella scuola media (altri tempi)-, una ragazza talmente lontana, oltrecortina, da rendere inesistente l'assillo di avere anche poche ore libere per stare con lei, e soldi in tasca, da insegnante guadagnavo 140.000 al mese, da sottotenente 168.000!
Però posso essere dissacrante, almeno un poco, spero che non me ne vorrete.

1- Il cesso del generale
Vi ricordate la primavera del '72? Ci furono le elezioni, il 66° corso fu inviato alla guardia dei seggi, ed a noi pivelli fu affidato il controllo della caserma.
Dieci giorni di guardie, anzi dieci notti di guardie continue. Io da scelto ero capoposto, mi affidarono la palazzina comando. Avevo le chiavi di tutti gli uffici che di notte dovevo debitamente controllare. Entro ed esco senza entusiasmo, fino all'ufficio del generale, grande, elegante, una grande scrivania, quadri, foto, calendari militari, poi una porta laterale, la apro: il paradiso, un gabinetto vero, pulito con la tazza, con la vasca ed il bidet. Apro il rubinetto rosso, c'è l'acqua calda!
Vi ricordate i nostri gabinetti alla turca, impossibili da usare per me che se non leggo non mi viene, e l'acqua fredda che farsi la barba era una sofferenza, almeno fino a che non facemmo la colletta e con 90.000 lire comprammo uno scaldabagno rapido lasciato poi in eredità al 68°? Cominciò per me il periodo più comodo, sanitariamente parlando di tutto il corso. La tenevo tutto il giorno, per avere la notte la soddisfazione di farla nel cesso del generale. Che bidet! Al limite dell'onanismo. Ci feci anche il bagno nella vasca del generale, senza sentire alcun senso di lesa autorità.
Poi anche le elezioni finirono e si tornò alla normalità, vinse la democrazia cristiana. Questa storia non l'ho mai raccontata a nessuno chissà se per pudore?
Mi piacerebbe sapere se qualche altro capoposto alla palazzina comando ha avuto le stesse mie emozioni.

2- 'a femmena
Fatti gli esami (da solo, ad agosto, perché per due mesi ero andato a casa a frequentare il 1° corso speciale abilitante della storia della scuola italiana) vengo spedito a Milano all'artiglieria a cavallo, nobile reggimento. Mi sono compagni Renato Scazzocchio e Ferdinando Pesce, con cui divido una stanza alla palazzina ufficiali. Dopo alcuni mesi capita a Milano mio fratello minore, batterista capellone di un complesso rock, col bassista ancora più capellone. Avevano appuntamento con gli altri del complesso il giorno dopo a Lugano per fare due serate e si fermarono per salutarmi. Si va a cena, si beve un po', poi dovrebbero ripartire, ma non ce la fanno, soldi pochissimi, il furgone già a Lugano con gli altri. Dove dormire?
Era un fine settimana, tutti quelli non di servizio erano andati a casa, il letto di Ferdinando era libero ed anche un altro in un'altra stanza.
Faccio entrare i due sul sedile posteriore della macchina, una spider bassa e poco visibile. Mi presento al passo carraio, i soldati conoscono la macchina, aprono senza guardare: "Buona notte sor tenente" Mio fratello nel letto di Ferdinando, il bassista nel letto di un sottotenente napoletano, del genio.
Alle cinque di mattina ci sveglia un urlo: "na femmena 'n goppa'o lietto mio!!"
Il napoletano rientrato in anticipo aveva visto le spalle nude con i lunghi capelli disciolti di Riccardo il bassista nel suo letto e ringraziando San Gennaro aveva cominciato ad urlare. La cosa finì con grandi risate e clamorose prese di culo.


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