Bracciano, 16 settembre 2012.
Dopo quarant'anni, gli ex allievi del 67° Corso Allievi Ufficiali di Complemento, che frequentarono la Scuola d'Artiglieria a Bracciano dall'Aprile al Settembre 1972, si sono riuniti in questa località.
Si è trattato di un incontro per niente emotivo, per niente rievocativo, bensì riconfermativo. Non c'era certamente bisogno di trovarci a Bracciano per prendere nota che, carta d'identità alla mano, siamo tutti invecchiati nel fisico: quarant'anni sono passati. Ma ...
Il Comitato, che ha lavorato benissimo per rendere concreta l'idea di Mauro Cursio, ha fornito un prodotto di qualità: il film, montato e sceneggiato dal duo Giachetti - Sanvito (elencati in stretta fila alfabetica!), con il concorso di tutti gli altri che hanno collaborato, non hanno eseguito solo un'operazione tecnica. Hanno fornito un'opera d'arte, intesa nel significato: art-e come art-iglieria, cioè capace di descrivere uno scenario, aderirvi e colpire il segno. In altre parole ha comunicato non solo un'emozione ma, oltre a questa, una forza d'animo che è la stessa di quarant'anni fa. Ecco perché Quarant'anni?! Ma non li dimostra.
Oronzo Marzano (cito il suo nome per intero omettendo il suo grado, perché anch'egli è uno del 67°) con le sue poche parole (pochissime, in vero, per noi che l'abbiamo conosciuto bene nei suoi “cenci”, come dicevano i pratesi) si è chiesto: che cosa ha impedito nel filmato di non citare i difetti che il comando della batteria (un tenente e quattro sottotenenti) ha, umanamente quanto inevitabilmente, commesso? Una parola, oggi in triste disuso: l'etica. L'etica del lavoro, del duro lavoro. Noi, pur provenienti da parti diverse d'Italia, ci ritrovavamo in un luogo per uno scopo ben preciso che avevamo liberamente scelto, rispondendo ad un bando. Sarebbe stato un non senso se non avessimo avuto rispetto del lavoro altrui, per pretendere, come mi pare facemmo, il rispetto per noi. Il tutto, ovviamente, secondo le regole.
Sono questi i motivi che mi fecero aderire quando Osvaldo Agostani mi telefonò per riferirmi dell'idea di Mauro. Noi abbiamo il dovere morale di portare la testimonianza di quale livello di Qualità Umana si possa raggiungere da una comunità se si opera su ciò che si condivide e non su quello che ci separa. Da qui muove tutto il resto. Da qui il piacere di partecipare alle nostre riunioni. E il ritrovo a Bracciano non poteva che trovare una conferma nella presenza delle mogli, allora in buona parte solo promesse, oggi a ricordare la loro partecipazione ad una scelta su valori condivisi, allora come oggi, e a sottolineare la loro individualità di donna: moglie, amica, compagna. Ecco perché oggi è come allora.
Ecco perché 40, ma non li dimostra.
Viva tutto il 67° AUC!
Pietro Berna
“Zoon politicon antropos”credo sia di Socrate, non ho verificato, ma è bellissima e attuale.
La traduzione letterale va giù come il rosolio “l'uomo è un animale politico”, ma non mi convince.
Animale politico, nel linguaggio comune, sta per anguilla e non è questo il senso della frase.
Non ci possiamo neanche affidare alla contrapposizione etimologica esistente tra “idios” e “politicon”, tra contadinanza e cittadinanza, tra idiota ed istruito.
Socrate non voleva dire “l'uomo è un animale istruito”. Tradurrei con “l'uomo è fatto per vivere in branco”.
Branco è un termine ruvido, ma non trovo di meglio.
È nel branco che avvengono quelle correlazioni che, una volta sintetizzate, consentono lo sviluppo dell'individuo e nel lungo termine, della specie.
Abbiamo tutti vissuto in branchi, anche se li abbiamo chiamati con nomi diversi.
Per libera scelta, per necessità, per pigrizia, per passione, per ambizione.
Questi branchi hanno lasciato qualcosa in ciascuno di noi e noi qualcosa a loro, non sempre di bello.
Il 16 e 17 settembre andiamo a Bracciano a ricordare un branco nato dal caso 40 anni fa, sciolto dopo sei mesi.
Ci siamo quasi tutti.........vale la pena di pensarci su.
C'è della genialità nel maschio richiamo del Comandante alle emozioni forti. In un momento della vita in cui i progetti lasciano sempre più spazio ai ricordi, le emozioni forti possono aiutare una frenata. Si può partire dal ricordo per fare un progetto.
Gran bel Marzo: elegante, abbronzato.
La stessa grinta, forse maggiore, quasi ad esorcizzare il tempo.
Stessa dialettica, cui gli anni han conferito un ché di flautato, di vellutato.
Stessa capacità di fare gruppo, pur rimanendo rigorosamente su un altro pianeta.
Marzano , con simpatia, ha notato la nostra bontà nel non criticare in alcun modo i superiori di allora.
Ha confuso la bontà con lo stile, ma che importanza ha?
Abbiamo tutti ringraziato molto quelli del comitato, e li abbiamo applauditi.
Secondo me, non abbastanza.
Immagini sfocate, a colorare e coronare come petali, ricordi ben ancorati alla memoria.
La voce narrante di Carlo, aggraziata, precisa, elegante.
Un accordo degli “Shadows”.
Un attimo da dilatare all'infinito.
Da Bracciano verso Udine lungo la E45, senza un perché in tasca.
Paola mi parla.....com'è carina.
-Perché sospiri?
-Sospiravo?
-Sì
-Non so...forse son un po' stanco.
Siamo stati accolti con simpatia e rispetto, avevano facce aperte, sorrisi solari, parlare di “gioventù sana” non è fuori luogo.
Ma la frase “diminuizione degli effetti collaterali” mi ha dato i brividi.
Eppure morirei per la Patria.
Patria come terra dei padri, come valle del branco, come liquido amniotico, come contenitore d'etica, come idea.
Il pensiero torna ad Isaia.
Fonderanno lance e spade e ne faranno vomeri
e non impareranno più la guerra
No, noi non ci siamo riusciti, non ci riusciranno i nostri figli.
Ma per carità, torniamo a Bracciano tra 10 anni, a sperare ancora.
-Vuoi che guidi un po' io?
-No, sono a posto.
-Che bella giornata...quando arriviamo?
-Alle 11 siamo a casa...tesoro.
Roberto Maestri
Ho aspettato un po' prima di postare (si dice cosi, vero Carlo?) un'impressione su quello che abbiamo fatto. Sì, che abbiamo fatto, tutti. Il comitato ha organizzato bene, anzi benissimo, però la festa l'abbiamo fatta noi tutti. L'abbiamo fatta partendo da lontano: centinaia di chilometri, per qualcuno, portandosi dietro (io almeno) qualche timore: mi riconosceranno, li riconoscerò? Non era sufficiente l'esperienza degli incontri precedenti.
Poi è bastato entrare nel recinto dell'albergo ed è stato come tornare indietro di 40 anni.
Cita Roberto : siamo animali sociali. Verissimo, e mi sono messo a pensare a quanti gruppi ho fatto parte: la classe del liceo, primo gruppo che si è riunito per ricordare, e poi le squadre sportive, in cui ho giocato o che poi ho allenato, il gruppo parrocchiale, il circolo, le decine di classi che ho portato alla maturità e che ancora mi invitano alle loro cene. Bene, per nessuno di questi gruppi avrei fatto centinaia di chilometri: per il 67° sì!
Mi commuovo guardando le foto, mi commuovo ricordando i tanti, troppi, già morti: Edoardo al cui funerale sono andato, Gigante così precisino che dormiva sotto di me, Giulio compagno di scampagnate al lago, Biondini buon giocatore di pallacanestro.....
Chissà perché: forse perché abbiamo servito insieme la patria in armi? No, non credo che le armi c'entrino, e forse nemmeno la patria, anzi da questo punto di vista siamo dei reperti fossili. Ma le avete viste le artigliere, con quanta grazia spostavano l'obice, o facevano la guardia all'ingresso. Robe che ti invitavano ad entrare!
Di certo la giovinezza di allora è un ottimo collante nostalgico, ma quello che più mi piace del nostro bel gruppo è proprio la sua grandissima eterogeneità etnica.
Vedere gli alti freddi nordici che si dilungano in abbracci con piccoli e tosti siciliani, romani goderecci, seri pugliesi e liguri, emiliani, napoletani e toscani, umbri e marchigiani: noi siamo la patria da difendere !
Sono tornato a casa da solo, in treno, la testa ed il cuore ancora pieni di voi, niente mi ha distratto nel ricordo che piano piano rientrava nel suo angolino, pronto a uscire di nuovo prepotente.. quando? Magari già in primavera o nel prossimo autunno, di sicuro nel 2022.
Rino [Ognissanti]
Carissimi, io sono il colombo coi baffi, quello arrivato con braccio al collo, ulteriormente fratturato durante il corso, pluriraccomandato, etc. etc...
Non credo, sinceramente, che nessuno si sia mai ricordato altro di me (se è successo) a parte queste caratteristiche.
Inoltre devo osservare che, a parte due di voi che ho rivisto un mese dopo il congedo e a botta calda, io NON ho mai visto né sentito nessuno per 40 anni...
e non ne avevo mai minimamente sentito il bisogno di farlo.
Però quando Agostani mi chiamò al telefono due anni fa e mi disse: "sono Osvaldo", subito lo riconobbi ... 40 anni dopo!
Eppoi il primo (per me) incontro vicino al lago di Garda, con commozione travolgente, che mi spinse a scappare a metà pomeriggio.
Vergogna!
66 anni 100 kg e lacrime!
ed ora, questa splendida rimpatriata.
Perché?
perché noi, che -diciamocelo pure- vedevamo in molti, durante il corso, non un amico, ma un concorrente, dopo tanto tempo ci siamo sentiti così uniti e bisognosi di rivederci?
perché abbiamo sentito il bisogno di fraternizzare (ben più che al corso) con tutti?
Io credo sia stato non per i grandi valori (Patria, onore, etc. etc.), ma semplicemente perché inconsciamente ci siamo sentiti attratti da chi aveva condiviso fatiche, timori e preoccupazioni per 24 ore al giorno ma anche le piccolissime gioie delle libere uscite in trattoria.
Io penso che nessuna altra esperienza di vita sia stata così intensa come il servizio militare durante la scuola.
Mai mi è più capitato di condividere tutto, ma proprio tutto, per 24 ore.
Se ci si pensa, in ogni altra esperienza, (lavoro, sport, anche matrimonio!) ci sono pause (la vita familiare è interrotta dalle ore spese al lavoro, nello sport c'è il riposo, nel lavoro, idem, etc. etc.), al corso.... no.
E quindi rivedere ciascuno dei compagni è stato come rivivere una parte di noi.
Anche chi, in definitiva si conosceva pochissimo, magari dell'altra palazzina!
Anche i nostri capi, di cui, almeno io, avevo sacro terrore, mi sono apparsi sotto una luce diversa.
Grazie, grazie a tutti
per esserci stati allora
e
per esserci stati adesso.
Le emozioni non sono prevedibili né controllabili: l'atmosfera era di grande commozione, pur nella festa. Non c'è stato nulla di goliardico.
Io ho apprezzato: l'impegno straordinario degli orgaizzatori, i ricordi, le parole, mai di circostanza, i vostri volti, un po' invecchiati in taluni casi, tutto, tutto è stato perfetto.
grazie, grazie a tutti
gianni colombo
Sono stato, fino a qualche anno fa, un buon tiratore di pistola ed ho frequentato, come tale, anche grazie all'UNUCI di Bari, i poligoni di alcune città italiane dove ho avuto occasione di incontrare ufficiali in congedo ed in servizio ed in diverse occasioni essere presente a conversazioni dove parlavano di incontri con vecchi compagni di corso, degli scherzi fatti nelle camerate, dei luoghi frequentati che oggi, spesso, non sono più esistenti... E così via.
Ho conservato dentro di me questi “strani” episodi ed alcuni anni fa il pensiero di riunire il 67° di Bracciano è diventato un desiderio ed uno scopo da raggiungere.
Anch'io mi sono lasciato trascinare dai ricordi che la mia mente, giorno dopo giorno, faceva rivivere ed ogni volta il desiderio di rivedere quei volti, di rivivere quelle emozioni di un tempo mi ha indotto a pensare che potevo, assistito dalla fortuna e dalla disponibilità di qualche amico, ricompattare i componenti della nostra batteria allievi.
Mi sono quindi armato di carta e penna ed ho cominciato a contattare quei colleghi con i quali ho avuto maggiori occasioni di incontrarmi o con i quali avevo trascorso più tempo insieme e, rubrica alla mano, ho chiamato l'amico Roberto Bartoli, Carlo Sanvito e Claudio Lombardelli.
Le prime timide telefonate sono state entusiasmanti e mi hanno dato coraggio e forza per continuare nell'attività intrapresa. Inutile descrivervi l'emozione e quasi la meraviglia quando ho avuto la possibilità di parlare con loro.
Sembrava di essere entrato in un altro mondo, conosciuto sì, ma in quel momento ovattato, silenzioso e, nella mia mente, quasi irraggiungibile. Sentivo dentro di me una strana ma particolare emozione che mi incollava al telefono non concedendomi vie di uscita.
Tutti e tre i miei ex colleghi erano felici dell'iniziativa ed i risultati ne sono una prova.
Poi ho contattato l'amico Osvaldo Agostani che, da infaticabile segugio, ha continuato ed ultimato le avviate ricerche.
Le notizie che mi pervenivano sugli esiti del “rintraccio” erano entusiasmanti e, qualche volta, purtroppo dolorose per quanto apprendevo.
Sono venuto a conoscenza degli incontri organizzati prima di Bracciano ai quali non ho potuto partecipare perché ancora impegnato col lavoro.
Ciò nonostante ho cercato di essere, nel mio piccolo, parte attiva per il nostro quarantennale.
Ho voluto presenziare, infatti, a Bracciano per una indagine “ricognitiva” con Agostani, Meschino, Irace e Scazzocchio per avere contezza di come quel luogo fosse cambiato e cosa potesse offrirci per il nostro raduno.
Sono state giornate, momenti, veramente carichi di piacevoli ricordi anche se vissuti a distanza di “appena” quaranta anni.
E cosa dire poi del Generale Marzo.
Ho lavorato un po' per ritrovarlo perché, andando in pensione, aveva cambiato residenza e ho avuto rapporti solo epistolari, temendo che un contatto telefonico sarebbe stato la mia rovina.
La forte carica emotiva, mi avrebbe fatto apparire un po' sciocco ai suoi occhi e così per evitare spiacevoli incidenti ho fatto a meno di parlargli.
E, per concludere, non posso tralasciare quale fosse il mio stato d'animo quando ho rivisto tutti Voi.
E' stata una gioia che mi è difficile descrivere. Per me è stata una grande, bellissima giornata quella del nostro raduno. Grazie, grazie ancora a tutti voi.
Un affettuoso saluto.
Mauro CURSIO